Quando il pugilato è un affare di famiglia. Tre fratelli di 13, 15 e 19 anni calpestano insieme il ring del Mirabello. Tutti e tre incredibilmente in grado di approdare alle categorie dell’agonismo con i colori della Reggiana Boxe Olmedo del presidente Emiliano Martinelli e del direttore sportivo Luca Quintavalli.
E’ la storia della famiglia Marku, che ha i guantoni nelle vene. Letteralmente, dato che persino il padre è stato un grande campione del passato in Albania. <Ed è stato proprio lui ad affidarmi i nostri tre piccoli “porcellini” – racconta divertito il maestro Michael Galli – Mi ha avvicinato anni fa, mi ha studiato un po’ e poi mi ha detto “Ciao, voglio che i miei tre ragazzi si allenino con te. Ma non tra gli amatori, tutti quanti con gli agonisti”. L’ho avvertito che sarebbe stata dura, ma alla fine aveva ragione lui…>. Un po’ come i Minguzzi imolesi nella lotta, o i norvegesi Ingebrigtsen nell’atletica, quando il Dna è forte basta farlo emergere.
Il più giovane dei talenti di passaporto albanese, da 12 anni qui in Italia, è il mancino Dario, che ha già affrontato 5 incontri. Medaglia d’argento al prestigioso Torneo Mura, è arrivato sullo Stivale che aveva appena un anno e oggi frequenta la terza media dell’istituto Kennedy. Alesio invece, il fratello di mezzo, ha iniziato a boxare al Mirabello quando aveva solo 10 anni e già conta 16 match all’attivo con 15 vittorie, uno score da far invidiare moltissimi adulti. Lui, come il più grande, si è iscritto all’Enaip e sta frequentando il primo anno propedeutico. Alesio ha vinto il torneo debuttanti appena arrivato, ha trionfato al Torneo Mura al secondo anno e poi ha conquistato la medaglia d’oro ai Campionati Italiani: è il campione in carica. Infine c’è Arnaldo, che ha già collezionato 45 match senza nemmeno avere 20 anni. E per lui la strada è segnata: passare al professionismo, dove i colpi sono forse meno belli ma molto più duri. Medaglia di bronzo ai Campionati italiani degli élite, tornerà sul ring a brevissimo per i Campionati italiani e questa volta strappare la medaglia d’oro.
Alesio, cosa si prova a stare sul ring con i tuoi due fratelli?
<E’ una sensazione sia bella sia brutta, perché quando facciamo sparring tra di noi finisce anche che litighiamo, perché andiamo magari un po’ più forte del normale>
Hai mai fatto male a uno dei tuoi fratelli?
<Sì certo, ma devo dire che non mi sono mai sentito in colpa, anche perché lui me le ha restituite. E dopo ci siamo voluti bene come prima. Tra noi c’è un grande rapporto, ci aiutiamo sempre, quando stiamo male ne parliamo insieme. E poi parlare tutti insieme di pugilato ci aiuta>.
Anche il papà era pugile. Questo vi rende più complicate le cose?
<In Albania mio padre è stato un campione. La gente pensa che siamo stati obbligati da lui a combattere, ma non è assolutamente vero. Io fin da piccolo ho sempre amato gli sport da combattimento e quindi ne avrei fatto uno qualsiasi. Idem mio fratello più grande>
Cosa vi ha insegnato il pugilato?
<La boxe ci aiuta tantissimo a non sfogarci fuori dalla palestra. Ci costringe a una disciplina e a una vita equilibrata. Un pugile deve anche sapersi riuscire a controllare e questo ce lo ha anche detto mio padre. Lui dice sempre “se qualcuno vi offende voi provate a scappare, se non riuscite fate solo autodifesa”>
E la mamma? Sarà spaventata.
<No perché le piace questo sport. Anche se a volte è in apprensione avendo tutti i figli che combattono…>
Inutile chiederlo a uno solo di voi ma… Chi è il più forte?
<Beh, se la domanda è “Chi ha vinto di più?” allora sono io (gongola). Ma il più forte è difficile dirlo, anche perché sennò la pago a casa…>
E il maestro Galli cosa rappresenta per te? Uno zio acquisito?
<No no, Michael per me è come un secondo padre. Mi ha cresciuto non solo come pugile, ma come persona. Quando ero piccolo veniva in auto a prendermi fin sotto casa per portarmi agli incontri>